Monthly Archives: June 2013

#This has got to be a sit-com.

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Questa deve essere una sitcom. No, ma sul serio. Questo pub è una barzelletta. A partire dai decori del vetro che assomigliano a colorati peni (immagino non intenzionali, per carità, ma ci sono e non li ho notati solo io). O dalle circa sei, e dico SEI, telecamere piazzate dietro al bancone, senza che nessuna funzioni davvero. Per non parlare della paga ridicola e illegale per fare praticamente da schiava.

Ma andiamo con ordine. E partiamo dal proprietario, il gran capo. Viene dal Bangladesh e parla una lingua che non sono ancora riuscita a decifrare. Ci ha messo 7 mesi a capire che mi chiamo Federica. In origine ero Ice, credo una specie di tentativo di usare il mio cognome. Che poi cosa ci vuole a dire Cei? No, io ero Ice. E non dimentichiamoci gli sms. Santo cielo! Una lingua marziana oserei dire. Fiumi di piz (=please), 2nait (=tonight) e similari, rendevano decifrare i messaggi una sfida non indifferente.

E vogliamo parlare di quell’altra faccia di culo? Un deficiente che non ho ancora capito che ruolo abbia in tutta la gestione del pub. Costruisce ogni suo discorso sulla base di due parole-colonna portante: athaside (immagino sia un “other side”) ma cosa questo othaside rappresenti ancora nessuno é riuscito a capirlo. L’ultimo momento estramamente rappresentativo della sua idiozia innata é stato quando, qualche giorno fa, ero intenta a pulire il pub, lui arriva e cammina sul pavimento bagnato, scende le scale, torna su, ci ricammina e lo guarda. Vede le macchie dei suoi piedi e fa “No clean no clean! Athaside clean!”. Gli faccio notare che se continua a camminarci non sarà mai clean. Continua ad urlarmi contro al che a un certo punto ho pensato di ammazzarlo. Grazie al cielo si é tolto dai coglioni poco dopo. E mi sono resa conto che la galera a 21 anni non è proprio il massimo.

E vogliamo affrontare la questione birre? Ci fosse un giorno, dico uno, in cui tutti i fusti siano a posto, il frigorifero sia pieno e cosí pure le bottiglie di superalcolici. É un miraggio. Un sogno. Un’utopia. É come la pioggia nel deserto. Non accadrà mai. D’altra parte é solo un pub, perché mai dovremmo avere tutte le birre disponibili? Che pretese che ho anche io, viziata che non sono altro!

Poi c’é un via-vai perpetuo nelle case dei piani di sopra. Ogni giorno c’è qualcuno di nuovo. Ma che ci sia l’ingresso di Narnia dietro quella porta? Cioè boh. Poi mi chiedono dov’é la loro posta. E io che ne so? Mi chiedono perché non c’è il pacco che doveva arrivare tale giorno a tale ora. E io dovrei saperlo perché sono in contatto telepatico con il pacco? Cioè, non lo so. E poi quell’altra che ogni tanto si fa la sfilata per far vedere quant’è bella e ti guarda dall’alto in basso neanche fosse Heidi Klum e poi é alta quanto il suo ginocchio. Un ammasso di scoppiati.

E infine i clienti. La mia parte preferita del pub. Il mio raggio di sole in una giornata tempestosa. La stella cadente nel notturno cielo blu. La barretta di cioccolata al caramello Cadbury quando hai il cuore in frantumi. Loro sono lí, una serie infinita di casi umani, tanto che a volte mi domando se non entrino lì apposta perché in realtà sono protagonista di un qualche reality (il che in effetti spiegherebbe le telecamere). Danno alle mie giornate quello sprint in più.

Ma procediamo per gradi.

L’inquietante. Dopo avermi chiesto di essere la sua escort a ottobre, ogni volta che entra nel pub e mi vede, esce in un battito di ciglia. Ricordo ancora il momento clou: c’eravamo solo io e lui nel pub, lui mi fissava insistentemente, io desideravo insistentemente sotterrarmi e scomparire.
Tizio: – Stai cercando un altro lavoro?-
Io: – Beh sí-
Tizio: – Ti interesserebbe lavorare quotidianamente?-
Io: – In che senso?-
Tizio: – Beh io sto cercando qualcuna che si faccia vedere in giro con me, ti interesserebbe?-
Io: -(Santi numi del cielo come diavolo ti salta in mente, i miei nonni messi insieme sono più giovani di te!!!) No, grazie.-
Da allora, non s’é più visto.

L’alcolizzato. Entra nel pub, il gran capo lo vede e mi dice “Sta attenta a quello lí” poi se ne va. Bene, nel pub c’era gente quindi tutto okay. All’improvviso il pub si svuota. Rimaniamo io e lui. Si avvicina al bancone e comincia a parlarmi. Cerca contatto fisico, mi prende per mano (mano peraltro lavata una cosa come 200 volte dopo). Mi racconta la storia della sua vita. Mi dice che ha perso tutta la famiglia. Poi che é una specie di ex criminale irlandese (OHCHEBELLO! È esattamente quello che voglio sentirmi dire dato che siamo soli nella stessa stanza!). Se mi allontano un nanosecondo, mi ordina di tornare e io terrorizzata non posso che tornare. Chiamo il gran capo disperata, gli chiedo di venire al pub perché sono sola con quello. Il gran capo arriva, lo guarda, ci parla due secondi, gli dà una pacca sulla spalla e se ne va. Di nuovo soli. Riattacca con la storia della sua vita. Entrano tre ragazzi italiani, chiedono tre birre (che non posso dar loro perchè non ci sono), li imploro di rimanere. Rimangono e dopo poco riescono a far uscire il suddetto alcolizzato. Ho scoperto da poco che é stato arrestato non-so-come-non-so-perchè.

Il trio italiano. Giustappunto i ragazzi che m’hanno tenuto compagnia con l’alcolizzato. Uno era tranquillo, per i fatti suoi, un tipo normale. Uno dal nulla mi fa “Vuoi una striscia?” io ingenuamente “Eh?” lui “Coca, una striscia, vuoi tirare?” io “Ehm no grazie. Direi che vivo alla grande senza”. Rimane il terzo. Mi ha lasciato il numero su un pezzo di carta, ci sono anche uscita un paio di volte. Finché dal nulla non mi ha detto che sperava che io rimanessi a Londra un altro po’ perchè gli piacevo sul serio. WOAH calmati bello. Come siamo passati da amici a mi piaci sul serio? Inutile dire che dopo la suddetta dichiarazione si è volatilizzato.

Gli urlatori. Ce ne sono svariati. Non ho la men che minima idea di cosa vogliano, entrano da una porta, urlano qualcosa, talvolta chiedono di parlare con sua maestà e poi escono dall’altra porta. Non mi c’abituo. Continuo a rimanere perplessa.

I paganti che non bevono. Entrano, ordinano una birra, pagano, bevono due sorsi di birra e via si volatilizzano lasciano due belle pinte quasi intatte davanti a te che ti piange il cuore a buttarle via. Ma perchè? Perchè entri in un pub, ordini una birra e poi la lasci lì? Come ti salta in mente? Se proprio vuoi buttare i tuoi soldi, buttali nel mio portafoglio che mi fai un gran piacere!

12 pm vodka. Questa è una minoranza, devo ammetterlo, ma c’è gente che sul serio a mezzogiorno entra e mi chiede vodka. Ora tu dimmi se ti pare modo di iniziare la giornata con una vokda a mezzogiorno. Io una doppia vodka la bevo la sera. Non quando fuori c’è il sole (cioè, sole è un parolone, quando c’è un po’ di luce fuori). Che poi la prima volta, questa ha esordito che voleva un caffè poi quando le ho detto che non ne facevamo è passata subito a un “Ah vabbè allora preddo una vodka doppia con ghiaccio”, al che io ho strabuzzato gli occhi e gliel’ho servita; che potevo fare. La seconda volta invece il tipo è andato subito al sodo e me ne ha chieste due o tre, una dopo l’altra, sì, di vodka doppia. Mah, sti londinesi so tutti strani.

L’ubriaco dispiaciuto. Questo pure è uno dei miei preferiti: è entrato e mi ha chiesto una sterlina, poi dov’era la mia borsa, poi di nuovo la sterlina, poi mi ha indicato la cassa e consigliato di prenderla da lì la sterlina. Quando poi ha capito che non gli avrei dato proprio nulla, mi ha guardato e detto, testuali parole “Mi dispiace, sono molto ubriaco. Scusa, scusa, non volevo.” ed è uscito dal pub. BOH.

Le cronache di questo pub sono infinite. Potrei scriverci un libro e probabilmente diventerebbe un best seller. E allora che cazzo ci torni a fare ogni fottuta volta? Sei cretina! Penserete voi! Eh! La verità è che io mi scompiscio a stare là dietro. E poi ci stava un ritorno al manicomio per l’ultima volta prima di ripartire, così, per chiudere il cerchio.

#10 typically Erasmus facts.

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This has got to be the good life.

*****ENGLISH SPEAKERS KEEP READING*****

10 fatti tipicamente Erasmus (a Londra). C’è una specie di legge credo che definisca quello che si fa in Erasmus. Non si sfugge: è tipo una maledizione. Sono Erasmus quindi posso. Tipo giustificazione insita in ogni azione. Tipo imperativo del tuo inconscio a comportarti in una determinata maniera. Probabilmente dipende anche dalla città in cui ti trovi, ma per quanto riguarda me e Londra sono questi.

1. La birra è la tua nuova migliore amica. Non importa che ore sono, con chi sei o dove sei. Non importa che la birra ti piaccia o no. Finirai per berla. Tanta, tantissima, forse troppa. (Ma che dico! La birra non è mai troppa). Dopo le prime due settimane, passando in rassegna le tue foto, ti renderai conto di avere più foto con la birra che con la tua famiglia. E con ottima probabilità se ne sarà accorta anche quella. Oltre che il tuo povero portafoglio.

2. Il limone a caso. Eh sì, è inutile che ci raccontiamo storie! A meno che tu non sia fidanzato (e anche lì poi è a discrezione dell’interessato, ma è un altro discorso che non mi riguarda) limonerai con qualcuno a caso. E sì, finirai per usare il verbo limonare che probabilmente non rispolveri dalla terza media: il punto è che tra sud, nord e centro ci sono talmente tanti verbi diversi che all’inizio si crea una confusione indecente quindi tanto vale usare un preistorico verbo universale. Ad ogni modo, sì, finirai per limonare con qualcuno a caso (probabilmente da ubriaco). E probabilmente quando il giorno dopo ti sarai svegliato e avrai realizzato cosa hai fatto (e se proprio non ricordi sta pur certo che qualcuno te lo ricorderà) ti chiederai perchè e come e di nuovo perchè. O magari no. Magari sei fortunata/o. Magari non sei ubriaca/o e stai solo limonando a caso perchè credi che quel(la) tipo/a sia un(a) gran figo/a e sei in Erasmus quindi perchè no. (Ecco appunto, questo è uno di quei casi in cui la scusa Sono in Erasmus quindi posso ci sta alla grande). In ogni caso, limonerai. E pure parecchio.

3. Addormentarsi in bus. Non che questo tu lo faccia apposta, ma lo farai. Perchè sei ubriaco da buttar via. Perchè è tipo una settimana che esci tutte le sere (insomma le prime due/tre settimane tra Freshers’ events e incontri per “farsi il gruppo”). Perchè sei in una città nuova ed enorme e vuoi vedere e fare tutto quanto umanamente possibile. Perchè sono le 4 del mattino e sei su un dannatissimo bus notturno che ci metterà almeno un’ora per riportarti a casa. Ti addormenterai. E ti sveglierai nel bel mezzo nel nulla senza la più pallida idea di come tornare al mondo civilizzato. Se sei fortunata/o non sei sola/o quindi ti senti meno persa/o. O se sei VERAMENTE fortunata/o ti sveglierai giusto un paio di fermate prima della tua, o addirittura in tempo. In ogni caso, più plausibilmente almeno una volta ti sveglierai alla destinazione finale e dovrai trovare il modo di ritornare al mondo civile.

4. Presentarsi a chiuque con estrema nonchalance. Sarai talmente, completamente sola/o il primo giorno che uscirai che ti presenterai all’incirca a chiunque, pure ai muri. Non importa che a casa tu sia la persona più irrimediabilmente timida sulla faccia della Terra. Non lo sarai più: comincerai a parlare con chiunque di qualunque cosa, comincerai a scambiare numeri che nemmeno a una serata di speed-dating, ti avventurerai alle serate Erasmus o agli eventi della tua Students’ Union come un leone a caccia di gazzelle nella savana, come una balena a caccia di plancton. A questo proposito, ogni riferimento a persone e cose è puramente casuale. Vorrai conoscere chiunque il più in fretta possibile. In sostanza, non sarai sola/o a lungo.

5. Incontrare troppa gente della tua stessa nazionalità e ciononostante dimenticare l’uso corretto della propria lingua. Vai all’estero per imparare o migliorare una nuova lingua (in ogni caso non per parlare la tua) e chi ti ritrovi davanti? Metà della tua patria. Roba che cominci a chiederti se tu non ti sia solo illuso di partire e sia in realtà rimasto a casa tutto il tempo. Nonostante mezza patria sia lì con te, finirai comunque per dimenticare la grammatica base della tua lingua e caccerai degli orrori grammaticali che probabilmente manco in prima elementare ti sognavi di fare e i tuoi genitori ti suggeriscono un corso intensivo appena torni. Rasseganti. Accadrà. Diventerai una specie di analfabeta.

6. Predrinks. Sempre e comunque.  Sì, perché bere nei locali costa. E pure troppo. E dovresti molto plausibilmente vendere qualche pezzo del tuo corpo per potertelo permettere ogni weekend. La birretta al pub ci sta, facciamo anche due. Ma l’esperienza delle prime settimane tutta birra e zero finanze t’insegnano che no, bere nei locali non puó essere affar tuo. Quindi come si risolve? Con i predrink, è chiaro! A casa tua, a casa di un amico, in mezzo alla strada armati di simpatiche lattine di birra o bottiglioni di plastica pieni di qualche superalcolico insieme a veramente poco altro. Sì, okay, “Se vabbè, lo faccio anche a casa!” dirai tu, povero ingenuo. Non è la stessa cosa, bevevi a casa magari con un amico, punto. I predrinks qui sono uno stile di vita: predrinks è ritrovarsi prima di cena (vedi punto 9) e passare il tempo tra una birra, un rum e coca, un vodka cranberry e battute cretine. Predrinks sono praticamente già una festa di per sè.

7. Uscire la sera a orari che a casa propria non esistono nemmeno. Sì, sai, tipo 6-7pm. Quell’orario a cui di norma a casa tu sei ancora in pigiama e stai valutando la possibilità di andarti a fare la doccia di lì a breve. Beh no. Qui, a quell’ora sei praticamente pronto ad affrontare il mondo. Ti stai dirigendo a casa di qualcuno a bere prima di andare in un qualche locale. Ma perchè? Beh, perchè i locali sono free entry entro le 10pm, esagerando 11pm, quindi ti devi sbrigare. Perchè poi devi raggiungerlo il locale. E nel 90% dei casi ci metterai almeno 20 minuti ad arrivare dove devi arrivare (sì, diciamo che le distanze a Londra non sono proprio comodissime). Le prime settimane questa cosa ti creerà (ho dubbi sull’esistenza di questa forma di questo verbo…) qualche difficoltà ma in fin dei conti t’abituerai. L’unico problema è che quando torni a casa alle 4 am e sei in giro da praticamente 10 ore hai qualche difficoltà a rimanere sveglio (ed è qui che entra in gioco il problema al punto 3).

8. Cena, questa sconosciuta. Ricordi quella cosa che si fa di sera, con il cibo e le pentole e i piatti? Probabilmente no. Ed è esattamente questo il punto. Uscendo a orari socialmente (in)accettabili, ti troverai probabilmente a mangiare Doritos (Oh, Doritos! <3) alle 7/8 pm mentre sorseggi una birra e un bicchiere di qualcos’altro. E quella sarà la tua cena. Le possibilità per la cena diventano due: o slitta alle 3 di notte, quando esci dal locale e ti fiondi a mangiare qualcosa, qualunque cosa, perchè hai fame. Sei famelico come un orso appena uscito dal letargo. Che sia una qualunque cosa di McDonald’s, la pizza a Leicester Square o il China Express a Oxford Street. O t’abituerai agli orari strani di questa città e finirai per cenare (intendo con cibo vero, non Doritos) alle 6 pm. Sì, a quell’orario in cui di solito le persone normali fanno merenda.

9. Coinquilini e amicidiventano la tua nuova famiglia. Non si tratta più di vivere con tante altre persone. Non si tratta di uscire con un enorme gruppo di persone. Arrivi a un punto in cui tutti quelli che hai conosciuto e con cui vivi non sono più semplicemente “altra gente Erasmus”. Sono la tua nuova famiglia. I coinquilini ti vedono girare per casa in mutande, con la maschera in faccia, senza trucco, con i capelli bagnati che hanno l’aspetto di una criniera, con i pigiami antisesso comprati da Primark (ohssi i miei pigiamoni di pile <3), con il trucco sbavato tipo panda, ti sorbiscono quando dovete uscire e non sai cosa metterti e ti cambi cinquemila volte e chiedi consiglio a loro. Gli amici ti girano per casa come i tuoi migliori amici fanno di solito quando sei in patria, ti chiamano 10mila volte al giorno (sì, Bea, sto parlando di te). Condividi tutto. Colazioni, pranzi, cene. Si cucina insieme, uno cucina per tutti, c’è condivisione generale di abitudini del paese d’origine. Pianficate tutto insieme, tornate a casa insieme, uscite insieme. Sempre e comunque. I rapporti diventano più fitti, più solidi, più intensi. E tutto questo accade estremamente in fretta. Un giorno siete solo parte dello stesso immenso gruppo. Un giorno ti svegli ed ecco lì la tua famiglia. Quelle poche persone che sai ti mancheranno da morire, ma che al tempo stesso sai che rivedrai sicuramente.

10. Domino’s. Beh, che dire a riguardo. Domino’s diventerà un altro carissimo amico. Forse perchè è una pizza che non finge di essere una pizza che non è. Voglio dire la pizza di Domino’s è la pizza di Domino’s, come la pizza di Napoli è la pizza di Napoli. Non è un tentativo di assomigliare a qualcosa che non potrà mai essere. Odio i tentativi di fare pizze simili a quella italiana. Non siete in grado, rinunciate. Feed 4 for £5 each diventerà il tuo classico deal da mangiare con gli amici: due pizze medium (rigorosamente Pepperoni Passion), garlic bread e potato wedges. Non c’è nulla di meglio per una serata tranquilla. Sta pur certo che Domino’s ti mancherà. (Sono ancora a Londra e già so che ne sentirò la mancanza, esattamente come da tre anni a questa parte mi manca la mozzarella).

Dunque, tirando le somme. Si tratta di tante piccole cose. Tanti piccoli mattoncini che caratterizzeranno la tua vita da Erasmus a Londra. Che caratterizzeranno la tua transizione da puro Erasmus studente straniero in pianta stabile. Perchè poi a lungo andare Londra non è più solo la città in cui sei in Erasmus, è casa tua, è la tua città. Quella che è difficile lasciare, quella che ti ha dato tanto, quella che ti ha restituito a te stesso.

This has got to be the good life. Erasmus London 2013. 

*English speakers’ section*

10 typically Erasmus facts (in London). It’s like there’s some mystic rule defining what you’re gonna do during your Erasmus. No way you’ll skip any, it’s like a curse. I’m Erasmus thus I can. Like a justification for everything. Like a push coming from the inside for you to do that exact thing. Maybe they also depend on where you are, as far as I’m concerned these are the London facts.

1. Beer is your new best friend. No matter when, where or who with. No matter whether you like it or not. You’re gonna drink beer. A lot, probably even too much. (Lol, just kidding, there is no such thing as too much beer). After the first two weeks, you’ll look through your pictures and realize you have more pictures with beer than with your entire family. And it’s really very likely your entire family realized that too. As well as your wallet. Or what’s left of it.

2. Random making out. Yes, random making out. I mean, let’s just be honest! Unless you are in a relationship (and even in that case you’re never really sure, but it’s not a topic I’m involved with) you are SO gonna make out with some random person (and you’re probably gonna be very drunk while doing it). And you’re probably gonna realize it the day after, when you sobered up and you will remember what you did (provided you can actually remember anything at all, but don’t worry, in case you can’t, someone else will) and you will start wondering why and how and why again. Or maybe not. Maybe you’re lucky. Maybe you’re not drunk and you’re just randomly making out because you think that person is hot and you’re Erasmus so why not. (See? I’m Erasmus thus I can definitely apply here). Anyway you’re so gonna make out. A lot.

3. Falling asleep on the bus. Not that you do this on purpose of course, but you will. Because you’re terribly drunk. Because it’s like a week you go out every single night (especially the first two/three weeks, between Freshers’ events and stuff to meet up people and make friends). Because you’re in a new huge city and you wanna see and do everything humanly possible. Because it’s 4 am and you’re on a fucking night bus which is very likely to take you home in an hour (or more). you’ll fall asleep. And you’ll wake up in the middle of nowhere with absolutely no clue on how to get back to civilized world. If you’re lucky, you won’t be alone and you’ll feel less lost. Or if you’re REALLY VERY lucky, you’ll wake up few stops before yours, or just at you’re stop. Anyway it’s very likely that at least once you’ll fall asleep and you’ll wake up at the final destination of the bus and you’ll have to find the way to go right where you’re supposed to be.

4. Introducing yourself to anyone with absolute nonchalanceYou’re gonna be so completely alone on your first day out that you’re gonna talk to basically everyone, even walls perhaps. It doesn’t matter if back home you’re like the most irremediably shy person on Earth. You won’t be so anymore: you’re gonna talk to anyone about anything, you’re gonna exchange numbers so fast that even speed-dating nights proceed slower, you’re gonna go hunting at Erasmus parties or Students’ Union events as a lion goes gazelles-hunting in the savanna, like a whale looking for plankton. You will find yourself craving for more and more info about as many people as possible. You won’t be alone much longer.

5. Meeting TOO MANY people from your homeland and nevertheless forgetting how to properly use you’re own language. You’re abroad cause you wanted to learn or develop a new language (anyway definitely not to speak your own) and surprise! Here’s half of your homeland right in front of you! Like you start wondering whether you actually left or stayed home instead dreaming of being somewhere else. Nevertheless you will most definitely forget the basics of your own language, and you will make horrible mistakes, so horrible not even the 6 years old you would have been able to make them. And you’re parents strongly suggest you a full-time course once you’re back. Surrender to this idea. It will happen. You’re gonna be like some sort of illiterate person.

6. Predrinks. Anyway and anyhow. Yes, predrinks. Because drinking in clubs costs way too much. You should plausibly sell some parts of your body for you to be able to afford that every weekend. A beer at the cute local pub is okay, two are fine also. The first two/three loads-of-beer-no-money weeks thought you that you cannot in any case drink in clubs; that cannot be any of your business. So, how can you solve this? Predrinks, of course! At your place, at a friend’s place, in some random street with cans of beers or plastic bottles full of some random alcoholic stuff and not much else. Yes, you might think “Pfff! I did that already!”. But no, you drank at home, perhaps with a friend, that’s it. Predrinks is a life-style: predrinks is meeting up before dinner (see point 9) and drink. Beers, rum and coke, vodka cranberry, whatever. It doesn’t matter. You’re just there spending fun time with your friends. Predrinks is basically partying already, regardless whether you’re going out after that.

7. Going out at socially (un)acceptable hours. Yes, you know, like 6-7 pm. That time you’re usually still wearing your pajamas and you’re still contemplating whether to go take the shower or not any time soon. This is not the case here. Here, by that time, you’re most likely to be ready to go deal with the world out of your door. You’re already going somewhere for predrinks before going to the club. Why? Well, clubs usually have free entry before 10 pm, 11 pm the latest. So you gotta hurry. Especially considering you gotta get to the club and 90% of the times that will take at least 20 mins (let’s say distances in London are not exactly short, they’re more like proper trips). You’ll find it hard at first, but eventually you’ll get used to it. Only problem is you’re gonna have some ehm troubles staying awake while getting back home at 4 am, considering you’ve been out for almost 10 hours already (and this is when point 3 applies).

8. Dinner who? Do you remember that lovely thing you used to do at night, with food and pottery? Probably not. And that’s exactly my point. Going out at such socially (un)acceptable hours, you’ll find yourself eating Doritos (Oh, Doritos! <3) at 7/8 pm while drinking beer o some other drink. And that’s gonna be your dinner. Dinner’s possibilities will be two: either you’ll eat something – anything – at 3 am when you get out of the club and you’re hungry as hell, whether it is McDonald’s or Leicester Square’s pizza or Oxford Street’s China Express. Or you’ll get used to those weird schedules in this city and you’ll end up eating dinner (I mean, proper food not Doritos) at 6 pm. Yes, when normal human beings usually eat a snack.

9. Flatmates and new best friends become your new family. It’s not just about living with other people. It’s not just about going out with lots of other people. You get to a point in which people you met here are not just “Erasmus people” anymore. They’re your new family. Your flatmates get used to see you going around in your underwear, with your face entirely covered with peeling mask, with no make up at all, with wet hair that looks like a wild mane, or wearing those anti-sex pajamas you love (oh yes, my lovely pile Primark pajamas <3) or having your make up basically all over your eyes and look like a panda cause you didn’t remove it the night before or changing your outfit an hundred times constantly asking for their opinion. Your friends start hanging around everyday just as your lifetime best friends use to do when you’re in your hometown, they phone you 10 thousand times a day (yes, Bea, I’m talking about you). You share everything. Breakfast, lunch, dinner. You cook together, someone cooks for everyone else, you share habits from your homelands. You plan everything together, you go out together, you get back home together. Anyway and anyhow. Relationships become tighter, stronger, more intense. And it all happens so very fast. One day you’re just people from the same huge group, the day after you wake up and here they are: you’re new family. Those few people you know you’re gonna miss immensely but you’re sure you’re gonna see again.

10. Domino’s. Well, what can I say about this. Domino’s is definitely going to become one of your best friends. Maybe because it’s a pizza that doesn’t pretend to be something which is not. I mean Domino’s pizza is Domino’s pizza, just as Napoli’s pizza is Napoli’s pizza. Domino’s pizza does not want to be something it could never be. I hate when somebody tries to make Italian pizza. You just can’t, give it up! Feed 4 for £5 each is so going to be your favorite deal when you’re eating with your friends: two medium pizzas (Pepperoni Passion, absolutely), garlic bread and potato wedges. There’s nothing better for a quiet night home. Be prepared cause you’re so gonna miss Domino’s. (I’m still here and I already know I am gonna miss it as much as I’ve been missing mozzarella in the past three years).

So, to sum up. It’s all about small things. It’s about little stones on you’re Erasmus path in London, those same little stones characterizing your transition from a pure Erasmus to stable international student. Cause in the end London will stop being just your Erasmus city, it gonna become your home, your own city. The city it’s hard to leave, the city that’s been giving you so much since you first got here, the city that has given you back to you.

This has got to be the good life. Erasmus London 2013. 

#Goodbye KOKO

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KOKO

*ENGLISH SPEAKERS KEEP READING*

Addio KOKO. O meglio arrivederci. Pensavo che l’addio alle persone che ho conosciuto a partire dal 21 settembre dello scorso anno sarebbe stata la parte più difficile di quest’ultimo mese di Erasmus. Ignoravo che in realtá nemmeno l’addio ai posti che ci hanno sempre ospitato scherza. Entrare in un locale e uscirne poi con la consapevolezza che è stata l’ultima volta, quantomeno l’ultima nel breve periodo, lascia un senso come di vuoto, come se ti fosse stata portata via una certezza. La certezza che il giorno X all’ora X in quel posto c’è quell’evento e se non sai cos’altro fare, beh vai lì che tanto è divertimento assicurato.

Tornando al KOKO. Ci siamo conosciuti per la prima volta il 6 settembre 2012, un sabato, il primo del mese. Nome della serata: Buttoned Down Disco. Quella che sarebbe diventata l’appuntamento mensile (o quasi) da quel momento in poi. Palloncini di qualunque dimensione, alcuni probabilmente più grandi anche di me, glitters che si infilavano ovunque (hanno continuato a uscirmi dalle scarpe a distanza di settimane, credo di aver seminato glitters per tutta Beachy Head).

Ne ha viste di tutti i colori. Sono nate tante amicizie, alcuni rapporti si sono incrinati, altri si sono rafforzati. C’è chi è stato male, chi s’è preso cura di qualcuno che stava male, chi s’è incazzato, chi ha limonato più o meno a casaccio. Tante canzoni ascoltate lì per la prima volta sono poi diventate la colonna sonora di questo Erasmus.

Sono piena di spille Buttoned Down Disco, tutte diverse, colorate, adorabili. Ho tante foto di serate lì. Tanti ricordi collegati al KOKO. Tante conversazioni più o meno cretine. Tante risate. Tanti sorrisi.

Dopotutto, nonostante la musica assordante e i drinks che mi sono finiti addosso (dannata gentaccia ubriaca) il KOKO è stato un buon compagno di avventura. E l’avergli detto addio mi ha rattristato. Chissà se e quando finiremo per rivederci. Quindi sì, mi mancherai, KOKO. Take care! 

 

 *****English speakers’ section****

Goodbye KOKO. Or better, see you soon. I used to think that saying goodbye to all the people I’ve met here since the 21st of September, 2012, would have been the hardest part of this last month as an Erasmus student. I wasn’t aware of how not-easy the farewell to usual places would have in fact been. Getting into a place and the getting out, acknowledging, in the very moment your feet touch the outside ground, that that moment right there is the last time you’ll ever do that again, at least in the short run, kind of leaves you empty, as if some steady-point has just been taken away from you. The certainty that day X at time X in that place there is that specific event and you know that if nothing else comes up you can always go there and be sure you’re gonna have tons of fun.

Going back to KOKO. We met for the first time on a Saturday, the 6th of October, 2012. The first Saturday of the month. It was Buttoned Down Disco night. The event soon-to-become regular on the Erasmus schedule (I mean, almost regular). Any sort of balloons everywhere, some of them probably bigger than me, glitters insinuating everywhere (I kept on finding glitters in my shoes for weeks, I think I spread huge amounts of them all over Beachy Head few weeks later).

KOKO has witnessed SO MUCH. Lots of friendships were born here, some relationships fell apart, some grew stronger. Some felt sick because of too much alcohol, some took care of drunken friends, some got mad at some others, some randomly made out. Many of the songs played there became part of the Erasmus soundtrack.

I have tons of Buttoned Down Disco’s pins, diverse, colorful, lovely. Tons of pictures. Tons of memories connected to that place. Tons of conversations, either silly or not quite so. Tons of laughter. Tons of smiles.

After all, despite the way-too-loud music and the crazy quantity of alcohol spilled all over me by drunken idiots, KOKO has been a very good fellow. And saying goodbye really made me sad. I don’t know whether I’m gonna see it ever again or not. So, yes, I’m gonna miss you KOKO. Take care!