Monthly Archives: March 2014

#Day of Happiness.

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Il 12 luglio l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 20 marzo International Day of Happiness, riconoscendo la rilevanza della felicità e dello stare bene e la necessità che questi vengano considerati obiettivi universali nella vita degli individui nel mondo.

A partire dall’anno scorso, Ban Ki-moon in questa data pubblica un messaggio sulla felicità. Quello di quest’anno dice. 

The twin concepts of happiness and well-being increasingly feature in international discussions of sustainable development and the future we want. 

Many countries are going beyond the rhetoric of quality of life to incorporate practical measures to promote these concepts in their legislation and policy-making.  These good practices can inspire other countries so that measuring and accounting for broader well-being, and not simply national income, becomes a universal practice.

Happiness may have different meanings for different people.  But we can all agree that it means working to end conflict, poverty and other unfortunate conditions in which so many of our fellow human beings live.

Happiness is neither a frivolity nor a luxury.  It is a deep-seated yearning shared by all members of the human family.  It should be denied to no-one and available to all.  This aspiration is implicit in the pledge of the United Nations Charter to promote peace, justice, human rights, social progress and improved standards of life.  

Now is the time to convert this promise into concrete international and national action to eradicate poverty, promote social inclusion and inter-cultural harmony, ensure decent livelihoods, protect the environment and build institutions for good governance.  These are the foundations for human happiness and well-being.

La felicità non è una frivolezza nè un lusso. Piuttosto, è un desiderio profondo condiviso da tutti i membri dell’umanità. Non dovrebbe essere negato a nessuno e dovrebbe essere disponibile a tutti. Ecco, il fatto è che noi ce lo scordiamo troppo spesso che bisogna essere felici e che essere felici vuol dire sorridere un po’ di più e correre a piedi nudi nei parchi e stendersi al sole e respirare l’aria frizzante del mattino.  

Almeno per oggi non pensate troppo e siate felici! Sorridete, che fa sorridere anche gli altri! Dimenticatevi i problemi per un giorno e godetevi la vita, che è pure primavera e in primavera tutto rinasce! 

Tag along, #happinessday – share the happiness! 

(Check this out: http://www.dayofhappiness.net/get-involved/#action)

#Forlì.

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5 dicembre 2013. La data di trasloco. Quinta casa cambiata in 4 anni. Ennesimo trasloco, ennesime scatole, nuovi coinquilini. Mi sento vagamente una trottola in questo periodo della mia vita. Sono in costante cambiamento. Di città, di università, di abitudini, di persone. Mi piace cambiare,  è vero, ma è estenuante. Soprattutto, l’ultimo cambiamento prima di questo, Londra, mi era piaciuto parecchio. L’avrei fatto diventare tranquillamente e felicemente la mia costante. E invece no. Invece sono qui.
Dopo aver fatto la trottola in giro per l’Italia e l’Europa tra novembre e dicembre (i.e. Bologna, Londra, Valcamonica, Budapest), mi sono stabilizzata per un po’ qui. In clausura, tra pigiami di pile, felpe grandi sei volte, litri di caffè, chilometri di pagine e miliardi di evidenziatori (alle parole “miliardi di” il mio telefono propone euro e dollari… Pfff magari!). Due mesi intensi, in cui ho rischiato un esaurimento nervoso innumerevoli volte. D’altra parte si sa che la sessione invernale (o infernale, come giustamente suggerisce il mio telefono) è così.
Il punto è che io me l’ero un po’ scordato cosa si prova a preparare un esame orale (l’ultima volta che mi sono trovata a sostenerne uno era dicembre del 2011, capirete bene che mi sentivo un po’ arrugginita) o ad affrontare una sessione invernale più in generale (a Londra s’era trattato di scrivere qualche essay da qualche migliaio di parole in un intervallo di tempo da novembre a fine gennaio; cosa che, col senno di poi, riconosco di preferire rispetto ai tradizionali esami italiani).
Comunque, sto divagando. Dicevo che mi sono stabilizzata qui a Forlì e ho adottato la clausura come stile di vita. Fino al 21.02.14, giorno della fine di questa sessione.
Che bello, vacanza! AHAHAHAHAHAHAH! Tre giorni dopo sono iniziati i corsi all’università. E, dopo la prima settimana (dopo i primi quattro giorni, in realtà), posso ufficialmente dire che sono (già) indietro con il programma. Come sia possibile sto ancora cercando di spiegarmelo pure io. I corsi sono super interessanti, per carità. E i professori mi piacciono molto. Nevertheless (quanto mi manca usare questa meravigliosa parolina) c’è un sacco di roba da studiare e un sacco di lavoro da fare, al punto che a momenti mi maledico da sola per non aver puntato su un posto da Prêt A Manger a Marble Arch piuttosto che un posto al SID.
Al di là dell’università, poi, a casa mi si ripropone una situazione di assurdità che raggiunge quasi i livelli del The Archers and that really says something. Con nemmeno 4° fuori e un tasso di umidità del 1000%, le mie coinquiline spengono il riscaldamento. E va beh, lo riaccendo. Un’ora dopo è spento. E allora, ma a che gioco stiamo giocando?  Ho già abbastanza raffreddore così senza che mi facciate vivere in un igloo! Il tasso di olio fritto nell’aria poi tocca livelli stellari: l’aria respirata conterrà una parte di ossigeno e due parti di grasso evaporato… Gnam! (Eww!) Chinatown ci fa un baffo! (Che culo…)
Ad ogni modo, tutto sommato so far so good. Vediamo se ne esco sana a fine sessione estiva…